Già al tempo dei Romani si riteneva
che il succinum avesse anche qualità terapeutiche e soprattutto
in tempi più recenti, anche molto vicini ai nostri, le convinzioni
non solo popolari ma anche dei dotti le attribuiva poteri straordinari
per quasi tutte le affezioni.
Così, in dipendenza della malattia, veniva portata al collo, tenuta
in tasca o ingerita sotto forma di polvere mescolata a vino o ad altre
bevande, di pillole, ecc.
Oggi sappiamo quasi tutto dell'ambra, a cominciare
dal nome generale che deriva dall'arabo Anbar, ma che può
essere sostituito da nomi che ricordano, come avviene molte volte per
i minerali, la località del ritrovamento (per es. burmite proveniente
da Burma o Birmania, simetite dal fiume Simeto che scorre in Sicilia,
rumanite dalla Romania, ecc.).
Sappiamo che è una resina vegetale fossile, prodotta principalmente
da piante conifere e leguminose, a partire da periodo Devoniano (circa
400 milioni di anni fa).
Sappiamo che ha peso specifico 1,05 - 1,1, durezza 2,5 ÷ 3, indice di
rifrazione 1,54, punto di fusione da 200° a 380° C ed è poco solubile
in alcool. Inoltre può presentare, se sottoposta a raggi UV, fluorescenza
più o meno marcata.
Sappiamo che si ritrova principalmente lungo il Baltico, nella Repubblica
Dominicana e nel Messico, ma che si ritrova praticamente in tutto il mondo.
Sappiamo che in Italia ne esiste, purtroppo, ben poca ed è stata trovata
in Sicilia, in Romagna (rarissima) e sulle Dolomiti (poche gocce quasi
microscopiche).
Sappiamo, infine, che sovente contiene inclusioni varie che vanno dal
terriccio all'acqua, dai resti vegetali agli insetti.
L'interesse scientifico per l'ambra varia in dipendenza della disciplina
cui è legato lo studioso: i chimici investigano sulle proprietà
chimico-fisiche; i gemmologi ed i gioiellieri intravedono la possibilità
di studiare e confezionare rari gioielli; alcuni scrittori si ispirano
ad essa per i loro racconti; gli archeologi trovano modo di ampliare le
conoscenze sugli scambi commerciali, sull'artigianato e sulle culture
del passato; geologi e paleontologi sono interessati ai contenuti fossili
che mettono in evidenza alcune forme di vita preistorica ed infine botanici
ed entomologi esaminano in dettaglio le inclusioni.
A questo elenco possiamo aggiungere anche i fotografi che devono documentare
quanto più è possibile ciò che la resina ha intrappolato
e conservato per milioni di anni.
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