RESTAURO E CONSERVAZIONE DI PIANTE FOSSILI

(appunti di e )


PREMESSA

Dal 22 gennaio al 20 aprile 2005 il Museo di Storia Naturale di Venezia propone la mostra “I fossili di Bolca – Tesori dalle rocce.
Fra i reperti più belli e significativi, messi a disposizione del pubblico, sono presenti anche due pezzi, che costituiscono la foglia di una “palma”, la cui storia recente viene qui ricordata e documentata per descrivere le tecniche di restauro utilizzate a suo tempo.

Bolca è località del veronese arcinota soprattutto per il suo giacimento a pesci. La fronda di “palma” (Latanites) in questione proviene appunto da questa zona e più precisamente dal Monte Vegroni che si trova qualche chilometro più a nord-est.

Si tratta di un deposito attribuito all'Eocene medio-superiore, cioè formatosi intorno ai 50-55 milioni di anni fa (questa attribuzione è comunque ancora in discussione sulla base di nuovi studi tuttora in corso), quando il clima dell'Europa meridionale era di tipo tropicale o sub-tropicale.
Infatti, pur non mancando piante che oggi vivono in climi temperati, come per esempio un genere precursore della vite, la maggioranza di esse risulta appunto essere di ambiente caldo.

Nell'ormai lontano 1978, Bruno Berti e Giancarlo Scarpa, che facevano e fanno tuttora parte del Gruppo Paleontologico della Società Veneziana di Scienze Naturali, avevano proposto, nell'ambito della stretta collaborazione instaurata con il Museo Civico di Storia Naturale di Venezia, di restaurare i reperti vegetali della collezione esposta nelle sale di paleontologia.
D'accordo con i responsabili del Museo stesso, era stato deciso di iniziare questa attività partendo dal soggetto in peggiori condizioni di conservazione, ossia da un esemplare (calco e controcalco) di foglia della specie Latanites proveniente, come detto, dal giacimento auversiano di Monte Vegroni (Verona).


calco e controcalco



RICOGNIZIONE

Già ad un'osservazione superficiale appariva evidente che lo stato di conservazione era pessimo, soprattutto per il calco.

particolare del calco
particolare del controcalco

Ad un esame più attento si poteva notare chiaramente che gli esemplari erano già stati sottoposti a restauro (del quale non avevamo notizie documentate), forse subito dopo il ritrovamento poiché l'aspetto è molto vicino a quello dei fossili simili conservati presso il Museo Civico di Storia Naturale di Verona e di altri musei.
Con il restauro si dava al reperto una forma geometrica regolare inserendo, dove era necessario, dei frammenti di roccia anche di natura diversa da quella della matrice del fossile.

esempio di roccia diversa dalla matrice

Paglia e segatura venivano impiegate per riempire i vuoti esistenti tra i pezzi del mosaico ed il tutto era legato con del gesso.
I frammenti di materiale argilloso, contenenti i resti carboniosi della foglia, venivano cementati, con un impasto piuttosto duro e lo stesso impasto serviva anche per riempire, in modo abbastanza grossolano, le fenditure superficiali.

rifinitura grossolana

Il tutto veniva poi dipinto con colore di tinta simile a quello del materiale inglobante.

Queste osservazioni evidenziavano chiaramente come il compito assunto fosse piuttosto arduo ed il tempo necessario per il restauro completo potesse essere abbastanza lungo.

Le operazioni necessarie erano:
- il consolidamento generale completo,
- l'asportazione di tutto il cementante superficiale e sua sostituzione con materiali idonei,
- la rifinitura e la protezione finale.







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