FOSSILI FALSI
La falsificazione dei fossili e la creazione
ex-novo di falsi fossili è cosa molto antica, basti pensare a quanto
accadde nel 1726, quando la questione dei fossili era ancora aperta
a tutte le interpretazioni più fantastiche, a Johann
Beringer, un professore universitario fautore della natura inorganica
dei fossili.
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I suoi allievi gli giocarono, per lungo
tempo, una feroce beffa preparando falsi fossili dalle forme più
svariate (perfino alcune iscrizioni in ebraico!), seppellendoli
e poi facendoglieli trovare.
Ogni volta il povero professore illustrava le sue scoperte, che
dichiarava lapides figuratæ con un nuovo saggio, finché non ritrovò
uno di quei fossili con incisa la scritta "vivat Beringerius".
Beringer passò il resto della vita alla ricerca di tutte le copie
dei suoi scritti con lo scopo di ritirarle dalla circolazione.
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Un altro clamoroso falso, che suscitò
molto scalpore e che coinvolse anche celebri scienziati come Woodward
e Keith, è quello dell'uomo di Piltdown.
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Nel 1911 a Piltdown, appunto, una cittadina
del Sussex (Inghilterra), erano venuti alla luce i resti di un cranio
umano composti da una porzione di mandibola con alcuni denti e vari
frammenti della scatola cranica. Dopo molte polemiche, esami e controlli
si scoperse che la mandibola era di uno scimpanzé, mentre la scatola
cranica apparteneva ad un uomo moderno.
L'autore di questo falso, anche se molti si convinsero che fosse
Sir Arthur Conan Doyle, l'inventore di Sherlock Holmes, non fu mai
scoperto.
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Più recentemente, circa una decina
di anni fa, uno studioso del British Natural History Museum scoprì
che uno dei più vecchi esempi conosciuti di una particolare
specie di mosca simile alle attuali, fossilizzatosi nell'ambra del
Baltico e gelosamente conservato come esempio di stabilità
morfologica nel tempo, non era altro che un clamoroso falso.
Quell'insetto, inserito molto sapientemente nell'ambra da mani ignote,
invece, non ha più di 150 anni.
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Anche se ufficialmente non è
catalogato come una vera e propria falsificazione, vale la pena
di ricordare anche l'ultimo degli episodi, accaduto nel 1999 e nel
quale è stata coinvolta anche la National Geographic Society.
Si tratta dell'Archaeoraptor liaoningensis, un dinosauro
piumato, ossia l'anello di congiunzione tra dinosauri ed uccelli,
ritrovato nella provincia cinese del Liaoning che sta restituendo
molto materiale fossile eccezionale.
Purtoppo per i nomi prestigiosi coinvolti scientificamente, ma anche
economicamente, ad un esame molto approfondito è emerso che
la lastra era stata composta con pezzi appartenenti ad almeno due
animali di specie ben diverse tra di loro.
Infatti, un pezzo contiene i resti del corpo di un uccello (comunque
importante perché ancora sconosciuto), un altro la coda di
un piccolo dinosauro carnivoro.
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Oggigiorno si deve constatare, purtroppo,
che la manipolazione dei fossili sta diventando sempre più frequente ed
una forte percentuale di quelli in circolazione ha subito "migliorie"
di vario tipo ed entità. Soprattutto quegli esemplari che hanno raggiunto
valore commerciale elevato o che sono molto richiesti dal mercato.
Pure la "qualità" delle falsificazioni è andata via via migliorando nel
tempo e, grazie anche alle tecnologie moderne che mettono a disposizione
strumenti e materiali d'ogni tipo, diventa sempre più difficile scoprire,
a prima vista, le imitazioni e le mistificazioni. In alcuni casi il falso
raggiunge livelli "artistici" così elevati da trarre in inganno, ad un
esame sommario, anche gli esperti.
Per falso s'intende, ovviamente, non solo il pezzo riprodotto più o meno
fedelmente con materiali vari, ma anche il rifacimento o il ritocco di
qualche parte che non sia segnalato, l'aggiunta di particolari estranei
al fossile stesso, la ricomposizione in posizioni strane o comunque diverse
dall'originale e così via.
Ci capita sempre più spesso e senza renderci conto di ammirare
fossili manipolati anche nei musei e nelle mostre ufficiali. Ciò
è dovuto ad un criterio espositivo dei nostri tempi che, a differenza
di quello adottato fino agli anni '70-'80, ammette la ricostruzione delle
parti non ritrovate con tecniche che nascondono tale fatto in ossequio
ad una visibilità più gradevole e più completa del
reperto.
Personalmente ritengo che, in ogni caso il pubblico dovrebbe essere edotto,
altrimenti diventa troppo labile il confine tra vero e falso, tra credibilità
della scienza e mistificazioni commerciali.
Quanto detto, visto con l'ottica del collezionismo, deve portare ad una
riflessione: chi volesse aumentare la collezione personale con pezzi provenienti
dalle varie parti del mondo, dovrà essere sempre molto cauto. In questo
caso, prima di acquistare, sarà bene andare con i classici "piedi di piombo"
soprattutto se il prezzo è elevato, se l'acquisto è fatto ad un mercatino
da venditore che non dia piene garanzie, se il reperto è troppo perfetto,
ecc. Si dovrà anche osservare bene che eventuali ritocchi o evidenziazioni,
pur segnalate, non oltrepassino il limite del lecito.
Vediamo ora una breve rassegna delle manipolazioni più frequenti, dei
soggetti più di sovente ritoccati e cerchiamo di individuare e smascherare
i falsi.
Ai primi posti della graduatoria dei fossili più falsificati troviamo,
senza dubbio, i Trilobiti, le Ammoniti ed i pesci. Seguono poi i crostacei,
l'ambra e, via via, tutti gli altri.
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